Odio gli indifferenti

Lunedì ore 13. Mancano appena due ore alla chiusura dei seggi per le elezioni comunali più controverse, complicate e difficili da interpretare della recente storia di Siena. I dati – locali e nazionali – parlano di affluenza in calo: a Siena, ieri alle 22, aveva votato il 51.78% degli aventi diritto, con un calo di quasi 7 punti percentuale rispetto alle ultime amministrative (2011) e addirittura 12 punti rispetto alle politiche di febbraio (dati per la Camera). In molti altri comuni d’Italia è andata anche peggio, con picchi che hanno raggiunto il -30%.

Aspettiamo di vedere come si chiuderà la partita, tra poco, ma è evidente che la tendenza non potrà essere ribaltata. E allora si comincerà con le analisi – anche un po’ sciocche – richiamandosi all’antipolitica, alla disaffezione dei cittadini, ai partiti arroccati sui loro colli e incapaci di chiamare la gente alla partecipazione. Spartiremo la colpa tra il populismo del Movimento 5 Stelle e l’autogol che PD e PDL si sono inflitti con il governo delle ‘larghe intese’. E magari in parte avremo anche ragione.

E a Siena? 8 candidati sindaco, 16 liste, oltre 450 aspiranti al consiglio comunale. Una frammentazione che va ben oltre la legittima rappresentanza di istanze diverse e che rischia di polverizzare il consenso, portando la città al ballottaggio e ad altre due settimane di ‘guerra’, che sembrano ormai sempre più probabili.

Ma questo, infondo, non è così importante. E’ anche, forse, il sale della democrazia.
Quello che è importante – che è grave, sbagliato, per me persino assurdo – è il crollo dell’affluenza. A Siena. Dopo quello che abbiamo vissuto negli ultimi 12 mesi. Perché comunque la pensiate, la dovete pensare in qualche modo. E da qualunque parte vogliate sedervi, non potete restare in piedi, non potete non avere un’idea su Siena, sul suo presente e su quello che vorreste fosse il suo futuro. L’ignavia, l’indifferenza, l’abdicazione della vostra volontà a quella altrui sono il peggiore spregio che possiate fare, a voi stessi e alla città.

Stamani, entrando nel mio seggio, mi sono imbattuta in una coppia. Marito e moglie, molto anziani, il volto segnato da mille rughe. Entrambi appoggiati al bastone, e appoggiati l’uno all’altra, a sorreggersi per camminare. Facevano passi così piccoli, così lenti, così pesanti sul pavimento che mi è venuta voglia di prenderli in braccio per portarli a casa. Ma non avrei rispettato la loro enorme dignità. Quella dignità che li aveva spinti a uscire di casa, chissà a che ora, e portarsi l’un l’altro al seggio elettorale. Mi hanno strappato il cuore e ricordato quanto noi – così tronfi, superbi, convinti di aver capito il mondo prima e meglio degli altri – in realtà da quella generazione abbiamo ancora così tanto da imparare.

Mancano due ore: andate a votare.

 

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
(Antonio Gramsci)

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