Santa Maria nella nebbia

ovvero: presto! che è tardi….

Chissà quanti senesi ricordano quando le porte del Santa Maria della Scala rimasero chiuse improvvisamente, quasi da un giorno all’altro, per una querelle sull’appalto per i servizi di biglietteria, sorveglianza e simili. Io lo ricordo perché già mi occupavo di cultura: era il novembre del 2014, giunta Valentini, il Santa Maria al centro dell’ennesimo dibattito sulla forma gestionale più appropriata e un contratto scaduto senza che il successivo fosse ancora aggiudicato. Anche in quel momento “usciva” Opera Laboratori Fiorentini (allora in raggruppamento temporaneo con Cooperativa Itinera e Coop. Culture) e sarebbe dovuto entrare un nuovo soggetto, vincitore di una nuova gara per i medesimi «servizi di sorveglianza, biglietteria, portineria e servizi generali, organizzazione eventi, servizi bibliotecari e  didattici». La gara, però, al momento della chiusura del contratto di Opera, non era ancora stata aggiudicata e il museo rimase chiuso, perché non c’era nessuno incaricato di occuparsene.

Pochi giorni dopo l’incarico fu formalizzato alla Intrepido Servizi. Ma lo Spedale non riaprì: c’era una questione in sospeso sul futuro dei 14 lavoratori in quota al Santa Maria (molti dei quali lavoravano al museo fin dall’inizio della sua storia post sanitaria) e il tavolo tra impresa e sindacati non si sbloccava. Tra trattative saltate e spine burocratiche, alla fine si decise di annullare l’appalto, virando sul secondo classificato nella gara che era, di nuovo, il raggruppamento guidato da Opera.

Il Santa Maria della Scala rimase chiuso dal 3 novembre (chiusura della mostra dedicata a Sergio Staino) al 28 novembre (apertura di quella dedicata a Mario Luzi). E non fu bello, considerando soprattutto il fatto che proprio il futuro (ma anche il presente) dell’antico Spedale erano da mesi, per non dire da anni, terreno di scontro prima di tutto politico.

Lasciarsi, oggi

Oggi la situazione è diversa, ma sembra che non abbiamo imparato niente dagli errori del passato. Si è chiuso un altro contratto d’appalto – ancora affidato a Opera Laboratori Fiorentini con altri – e da oggi 10 febbraio il Santa Maria della Scala è formalmente gestito da Sigerico Spa, la Siena Parcheggi trasformata in fretta e furia nell’ultimo consiglio comunale utile, il 30 dicembre. Il museo non è chiuso, per fortuna, e soprattutto per via di un accordo ponte con le cooperative che garantiscono il personale, assoldate in attesa che si completi il famoso concorsone (1.200 domande arrivate per 26 posti). Ovviamente ci vuole tempo e ce ne vorrà – considerando anche che i colloqui non sono neanche iniziati. EDIT: Sigerico ha annunciato la sospensione della procedura di concorso.

La situazione è diversa, si diceva. Eppure la sensazione, per quanto mi riguarda, è un po’ la stessa: ovvero che il Santa Maria rimanga prima di tutto un terreno di scontro politico e mai davvero un focus di progettazione culturale e di visione della città. Perché se è legittimo che l’amministrazione decida di chiudere un contratto alla scadenza (anzi già prorogato di alcuni mesi) e affidarsi ad altro soggetto, sarebbe altrettanto legittimo auspicare che il tutto sia fatto nei tempi corretti.

Colti di sorpresa (?)

Le scene viste negli ultimi tre giorni – con tanto di querelle con toni accesi e forze dell’ordine sulla legittima proprietà di arredi e attrezzature – non sono edificanti per quel luogo, a prescindere da dove stiano il torto e la ragione. Non è edificante vedere l’atrio completamente spoglio, perché il bookshop è stato disallestito e quello nuovo non è ancora stato affidato. O il pannello bianco all’ingresso, dove c’era la comunicazione dell’Acropoli Pass e ora invece non c’è niente. Entrarvi dà un senso di smarrimento, di vuoto, di sospensione.

È come essere tornati indietro nel tempo, negli anni in cui tutto lì intorno era incerto; come aver cancellato di colpo tutto quanto di buono era accaduto (in primis durante la direzione di Daniele Pitteri, i cui risultati erano sotto gli occhi di tutti, tutti quelli che volessero vederli). È come immergersi di nuovo in quella nebbia che con tanta fatica – e con l’impegno di molti lì dentro – stava iniziando a diradarsi e che invece adesso sembra avvolgere il presente e il futuro.

la biglietteria del Santa Maria

Fin dall’inizio del mandato, questa amministrazione ha dichiarato apertamente e in più occasioni che Opera non avrebbe proseguito la gestione del Santa Maria. Il congedo messo nero su bianco a settembre, con scadenza appunto al 9 febbraio. Si sapeva che saremmo arrivati a questo snodo. Sarebbe stato meglio lavorare in tempo perché fosse un passaggio di consegne quanto meno graduale, anziché l’ennesimo strappo consumato – a poche settimane dalla ripartenza della stagione turistica – sulle spoglie di quel gigante che pare non trovare forma, né pace.

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