Lo ammetto. Quando l’ho visto la prima volta, ieri notte, non ho potuto fare a meno di sorridere. Perché è questo il suo scopo, farti sorridere. E per un giorno siamo stati un po’ tutti ‘Happy in Siena‘. Perché il video realizzato da Siena 2019 per la giornata internazionale della felicità è bello. Semplicemente. E coglie nel segno, in tutto.
È allegro, divertente, gioioso. Ti fa venire voglia di ballare, sfrutta quel tormentone – Happy, appunto – che ti si infila nel cervello e ti fa sorridere. E, soprattutto, ti fa sviluppare il senso di appartenenza. Non alla città che abbiamo oggi, ma a quella che vorremmo. Tra i tanti commenti che ho letto oggi su Facebook, qualcuno ha risposto alla domanda “ma cosa è che vi piace davvero di questo video?” con una parola semplice, eppure enorme: l’utopia.
Perché è vero. ‘Happy in Siena’ non racconta la nostra Siena, quella di oggi. Purtroppo, aggiungo. Ma racconta – o quanto meno immagina – la Siena che vorremmo. O almeno che vorrei io (e probabilmente anche quelli che lo hanno pensato e realizzato). Una città aperta, tollerante, permeabile alle differenza, multietnica, multiculturale, accogliente, gioiosa. Una città che sa valorizzare i propri angoli più nascosti e le proprie realtà positive (ottima la scelta delle location, a proposito), lontana dagli stereotipi eppure potente nel legame con le proprie origini. Giovane, creativa. Diversa.
E la prima cosa che abbiamo pensato tutti – ammettetelo! – è stata che non sembrava nemmeno Siena. O almeno non quella che siamo abituati a vedere e criticare da un po’ di tempo a questa parte. Ma quella che, sì, potrebbe essere. Se ci riusciremo, anche grazie al progetto di candidatura a Capitale europea della cultura 2019.
Ecco perché le polemiche di oggi mi sono suonate stonate. E lo dico io, che della polemica ho fatto una (semi) professione!
Perché è vero, l’idea geniale non è della candidatura, ma di tale Pharrel Williams che insieme alla United Nations Foundation ha pensato bene di fare (molti altri) soldi con la scusa del ‘diritto alla felicità’. Ed è vero, tante altre città lo hanno fatto, prima come o forse anche meglio di Siena. Ma proprio per questo, se non era obbligatorio starci ‘dentro‘, sarebbe comunque stato sbagliato ‘starne fuori‘: certi treni – come quello della viralità, altamente dimostrata: 31mila visualizzazioni in 24 ore – passano e tu devi essere in grandi di agganciarti. La candidatura l’ha fatto, e ha fatto bene.
Ed è vero, non è un video virale che risolve la comunicazione o che, tantomeno, segna la linea di una progettazione culturale: ma per carità, nessuno lo ha detto né pensato. È quello che è, nient’altro: un video fatto bene, inserito in un contesto internazionale, utile a diffondere il messaggio della candidatura. Soprattutto ‘all’interno‘ perché, non ce lo dimentichiamo, quando la giuria internazionale verrà a Siena vorrà capire quanto la città e la comunità sono coinvolte nel progetto. Quanto lo ‘sentono’. E questo video potrebbe essere servito per far entrare la candidatura nella testa di molti, più dei tanti articoli di giornale o delle tante iniziative spesso disertate. E, perché no, anche a farci immaginare per un giorno quello che potremmo essere.
È vero, infine, che – come ho letto da qualche parte – “in questa città abbiamo distrutto talmente tanto che non c’è niente da ballare“. Ma Dio mio, se pensassimo solo a quello che abbiamo distrutto, allora dovremmo tutti buttarci dal ponte e fine del chiasso. Non sarà un video virale e gioioso a cambiare il nostro destino. Ma per una volta possiamo pure prenderci un’ora per sorridere. Ché, se vogliamo essere pignoli, era meglio essere seri prima, quando la città a rotoli non ci era ancora andata…
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Amen sorella! 🙂
Complimenti, bellissimo e rappresenta bene la città che oltre ad essere bellissima ha una particolarità che pochi posti hanno, la gente di Siena e’ allegra, generosa … semplicemente fantastica! Questa considerazione viene da una persona che non è’ di Siena ma ci lavora da 28 anni