Milena, resta dove sei…

Mi piacerebbe un mondo dove ognuno facesse quello che sa fare meglio. Quello per cui si è preparato, magari ha studiato sui libri e anche sulle orme di chi lo ha preceduto, quello su cui ha fatto la gavetta che ti rende forte nello spirito prima ancora che nelle nozioni.

Un mondo dove, ad esempio, un bravo giornalista facesse il giornalista, diventando fulgido esempio di un mestiere serio che dovrebbe attingere dalla passione, dalle conoscenze (dei temi, non delle persone), dall’onestà intellettuale, dalla certezza delle fonti, da una sana indole precisa, abbastanza ‘noiosa‘ e affatto indulgente. Un giornalista cane da guardia dei potenti, come ci insegna la rigida scuola anglosassone delle grandi inchieste che hanno segnato la storia del mondo.

Per questo vorrei che Milena Gabanelli restasse a fare la giornalista. Perché è una professionista seria e preparata e perché – comunque voi la pensiate – programmi come Report sono necessari in qualunque paese sanamente democratico. Dove i cani da guardia sono fondamentali, soprattutto in momenti storici come questo, in cui ci rendiamo conto che  la guardia si è fin troppo abbassata, sopita, abbandonata. E i risultati nefasti sono sotto gli occhi di tutti.

Milena Gabanelli è una professionista seria e preparata e senza dubbio è una donna ‘politica’, se intendiamo con questo termine l’interesse e la cura della cosa pubblica, della comunità prima che della persona. Per questo non vorrei mai che cedesse alle sirene – comprensibilmente lusinghiere – di chi la propone come inquilino del Quirinale con il solo, unico scopo di presentare un nome di rottura, di dimostrare di essere diverso dagli altri (ma diverso come, poi?), di giocare con regole proprie.

Milena Gabanelli è una donna troppo intelligente e troppo navigata per lasciarsi sfruttare a uso e consumo di un’antipolitica chiassosa e improvvisata, per mettere il proprio nome e il proprio volto al servizio di un’operazione di sola facciata mediatica e populista. Spero che – garbatamente come le si confà, ma con la stessa determinazione che abbiamo imparato a riconoscerle – ringrazi per la stima ricevuta, rifiuti l’offerta e continui a fare egregiamente il suo mestiere.

Perché il giornalismo italiano ha ancora bisogno di lei.
Perché il Quirinale ha bisogno di un uomo politico (o di una donna, come mi piacerebbe una donna….). E perché questo Paese ha bisogno – estremo bisogno – di riallineare i paradigmi di scelta, tornando a premiare il merito: e che ognuno faccia quello che sa fare, senza improvvisazioni e senza coup de théatre.

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