2022: rimettere mano al blog mi pare un buon modo per ripartire.
È fermo da anni, anni in cui non ho avuto tempo, non ho avuto voglia – un po’ perché avevo molto altro da fare, un po’ perché avevo la sensazione che tutti parlassero, molti anche a vanvera, e tutto questo contribuisse a un enorme caos, un rumore incessante e senza senso, un accavallarsi di voci ognuna delle quali diceva solo per sé senza ascoltare niente degli altri e a cui io non volevo aggiungere anche la mia.
Tant’è: 2022 forse è il momento. Mi fa quasi tenerezza rileggere la mia biografia, scritta un secolo fa. La lascio qui sotto per ricordarmi come ero e come cambiano le cose. Quel che conta, di base, è rimasto: una giornalista precaria e freelance che si occupa di comunicazione perché con il giornalismo (spesso) non si mangia. Molto altro è cambiato e anche parecchio. Magari lo racconto nel blog. O magari no, chissà.
Come eravamo
Intorno ai Passati i trent’anni e un lavoro che mi piace; anzi, due lavori e mi piacciono entrambi. Già per questo dovrei considerarmi una privilegiata. Una passione per il giornalismo che fa parte di me da oltre 10 anni, dal primo articolo – in prova – scritto per raccontare la storia di una grande amica che, in quel momento, stava facendo qualcosa di importante.
La voglia di tenerci i piedi, dentro al giornalismo, anche con la consapevolezza che in questo modo, in questo mondo, con queste variabili, difficilmente diventerà una vera professione. E che forse quella professione – che abbiamo amato attraverso i racconti e le avventure degli ‘eroi’ di un tempo che è stato – oggi non esiste più.
Non importa.
Io sono quella che resta.
Quella che non se ne è andata, a 18 anni, per fare l’università ‘fuori’, per crescere, per fuggire. Quella che non è partita per l’Erasmus, perché all’epoca sembrava una perdita di tempo rispetto alla voglia di finire presto e bene, per un pezzo di carta che oggi ha poco valore.
Per molti giovani anni, questo ‘restare‘ mi ha fatto soffrire, mi ha fatto sentire debole, un po’ vile e impaurita. Poi ho capito che potevo crescere anche in un altro modo (o che comunque era bello raccontarlo a me stessa e agli altri).
Oggi resto qui, finché lo voglio, e tento di trarne il meglio.
Oggi resto qui scegliendolo ogni giorno, senza subirlo. Anche quando sono critica, quando ho voglia di spaccare tutto, quando ho voglia di un Paese ‘normale’. Oggi scelgo di restare e di fare del mio meglio. Io sono quella che resta.