Non avevamo i cellulari. Forse ‘solo’ questo ci distingueva dagli adolescenti di oggi. Erano gli anni Novanta e noi eravamo un piccolo clan, ragazzini che arrivavano ogni anno, sempre nello stesso modo, puntuali da diversi angoli dell’Italia fino a qui, al nostro mare. Principina è un grappolo di case proprio nel cuore della Maremma, già immerso nella pineta al confine con il parco dell’Uccellina. È stato il parco, con le sue regole rigide, a salvarla dallo sviluppo turistico, a bloccare l’edilizia, poche case, tutte basse affinché i tetti restassero sotto le chiome dei pini, un solo viale che la taglia al centro su cui si affaccia qualche sparuta bottega, rimasta ferma a una cartolina degli anni Sessanta.
Non c’è niente da fare qui, oggi come allora. Niente locali, lounge bar, discoteche, aperitivi, né auto da parcheggiare. Il silenzio della notte è buio e rotto solo dal frinire dei grilli, dal richiamo di qualche gufo e dallo sferragliare di vecchie biciclette che rientrano a casa, spesso e volentieri alla cieca, senza faro. Aspettavamo tutto l’anno di ritrovarci qui, insieme; e in quell’essere insieme c’era tutto, l’identità del gruppo, i legami di amicizia che si rinsaldavano estate dopo estate, i primi amori, le scoperte reciproche. Non avevamo i cellulari, ma trovarsi era semplice e sempre uguale. Di giorno al mare, interi pomeriggi passati sotto la veranda a giocare a carte, poi sul bagnasciuga, ammassati sulla sabbia uno sull’altro, le lotte in acqua, le partite di pallone, i laser a vela che ci portavano a largo, qualche volta fin troppo. A Principina c’è sempre vento, che sia l’infido e appiccicoso scirocco o il fresco e potente maestrale; tra le onde correvano veloci gli windsurf, prima che arrivassero, a sostituirli, i più moderni kite.
Anche la sera, trovarsi era facile; dalle nove e mezzo in poi alla Piazzetta un bar-gelateria che era il nostro quartier generale, qualche videogioco, i flipper, il jukebox e, protagonista indiscusso, il biliardino delle sfide interminabili in quel bisogno adolescenziale di essere squadra con qualcuno. La squadra allargata era un clan potente. Con le nostre biciclette arrugginite ci muovevamo come un piccolo sciame, chiassoso e compatto, padroni delle notti e del paese, giovani e felici e leggeri. Ci divertivamo in modo semplice, a volte un po’ cretino, tra un falò sulla spiaggia – quando ancora si poteva – o una finta seduta spiritica per allontanare gli intrusi indesiderati che tentavano l’accesso al gruppo e le secchiate d’acqua a Ferragosto.
Prima di cena, con qualcuno si andava a correre insieme. Negli anni Novanta la Maremma iniziava a investire davvero sul turismo e anche qui si cominciavano a scorgere i primi interventi ‘importanti’. La pista ciclabile, ad esempio, che collegava Principina a Marina di Grosseto tagliando attraverso la pineta, tappa intermedia al Cielo Verde, il campeggio che si narrava fosse il più grande d’Europa. Poco più di due chilometri di mattonelle colorate e, a destra e sinistra, altri due percorsi: da un lato quello ginnico, disseminato di attrezzi in legno per gli esercizi, dall’altro uno stradello di sabbia puntellato di soste, per illustrare alberi, arbusti e specie vegetali tipici di questa zona di Mediterraneo. Poco tempo dopo, in paese, arrivò anche il ‘centro commerciale’, in realtà una manciata di stanze intorno a una piazzetta minuscola che portavano servizi essenziali, il bancomat, la farmacia, un ufficio turistico, un negozio di costumi da bagno che, sì, in effetti era essenziale pure quello anche se durò poco.
Come per tutti gli adolescenti – con o senza cellulare – quel nostro mare fu per tutti noi una sorta di piccolo romanzo di formazione, un viaggio alla scoperta delle relazioni, una costruzione del senso di appartenenza a un luogo dell’anima, un modo di intessere legami che sarebbero sopravvissuti anche a un altro lungo inverno per ritrovarsi, intatti, l’estate seguente, solo tutti un po’ cresciuti e cambiati.
Ci ritroviamo ancora, chi più chi meno. Ci siamo sposati e abbiamo fatto figli, abbiamo trovato e perso persone care, abbiamo costruito percorsi e carriere più o meno fortunati eppure torniamo sempre qui. Qui dove il mare è ancora pulito, la pineta ancora silenziosa, il parco dell’Uccellina ancora vicino a proteggerci dagli abusi e dalle brutture, le dune ancora incontaminate e cosparse di tronchi portati a riva dalla corrente e che, ogni estate, mani tenaci montano in piccole poetiche capanne vista mare. Ma gli anni Novanta sono finiti e con loro i soldi e l’interesse per gli investimenti o per la manutenzione. Della bella pista ciclabile restano mattonelle sconnesse, qua e là fatte saltare via dalle radici dei pini che spingono da sotto. Il percorso degli attrezzi è scomparso, vandalizzato dal tempo, dall’usura e dalla sciatteria, la macchia incolta ha riassorbito il sentiero didattico. L’inverno scorso la malattia che aveva colpito, da tempo, i pini più vecchi non è stata più ignorabile e il Comune è stato obbligato intervenire, tagliando il più possibile, portando via intere zone di pineta e restituendoci un paese a tratti irriconoscibile. L’illuminazione pubblica quasi non c’è, né la rete fognaria così che, quando i temporali estivi scaricano tutta la loro violenza, le strade diventano piccoli specchi d’acqua, su cui si riflettono cristallini sprazzi di cielo. I ventisei residente – insieme a tutti noi delle seconde case, amate come e forse più delle prime – hanno provato a farsi sentire e ribellarsi, chiedere attenzioni e servizi, ottenendo per ora molte promesse e pochi interventi.
Intanto la Piazzetta non esiste più, divenuta un condominio di casette piccole con giardino. Ma uno sciame di adolescenti con le biciclette arrugginite c’è ancora, l’ho visto sferragliare qua e là, tra risate e ammiccamenti. Hanno di certo un altro luogo di ritrovo, non possono più accendere falò sulla spiaggia e probabilmente e si danno appuntamento via whatsap. Per il resto sono come noi e immagino che anche loro, estate dopo estate, stiano costruendo il loro luogo dell’anima.
ps – questo testo era nato per un altro motivo. quel motivo si è perso ma, anche se non è più estate e io adesso vedo un altro mare, non volevo che si perdesse per sempre anche lui. vi ci riconoscete? sì, infatti siete proprio voi. <3
Oddio, sono andata al mare a Marina di Grosseto per 15 anni…che flashback.
certi amori non si scordano mai! 🙂
la Matta