Adottata a distanza

Sarteano è un borgo perfetto, da cartolina, di quelli che solo l’Italia riesce a conservare, sottraendoli al tempo. L’acquazzone di domenica pomeriggio ha lavato il cielo e, nel sole del primo mattino, i colori della Val D’Orcia si accendono, tutto intorno all’Abbazia di Spineto. Nel centro del paese, le viuzze ancora deserte faticano a svegliarsi di fronte alla nuova settimana, come sospese in un tempo fuori dal tempo. Sarteano è la patria del quieto vivere. Dei ritmi lenti che ti fanno assaporare la qualità della vita; della comunità basata ancora su solide relazioni interpersonali, quelle che ti permettono di lasciare la porta di ‘bottega’ aperta mentre vai a prendere il caffè. Del ‘tutti conoscono tutti’, non nel senso impiccione e voyeuristico cui spesso siamo abituati, ma nel senso della cittadinanza che ti accoglie, ti abbraccia; basta trascorrervi 24 ore perché tutti arrivino a conoscerti, ti offrano il caffè o l’aperitivo.

Questa mattina sono andata in Comune, per tentare di intervistare il Sindaco. Entro, un signore mi saluta; “Cercavo la segreteria del sindaco” dico, già immaginando di dover supplicare perché non ho un appuntamento. “Sono io il sindaco, stavo andando su a Spineto da Letta ma, venga, si accomodi, tanto sono in anticipo”. Mi accoglie nel suo studio, un’intervista rapida. Non nasconde una forma di imbarazzo quando dice “più tardi, dopo che avrò incontrato il Presidente del Consiglio”, come se la cosa fosse troppo curiosa anche per lui. Poi mi riaccompagna in piazza, ci salutiamo dandoci del tu.

Lì, in piazza, ho il mio primo buongiorno; la vigilessa che, ieri, gestiva il traffico sull’incrocio da cui è passato il Governo a tutta velocità. Siamo state, entrambe, tutto il pomeriggio sotto l’acqua. “Si è asciugata, signorina? Il mio impermeabile ieri pesava come il piombo…”. Anche il mio, sì. La saluto. Intanto una ragazza bionda mi sorride, anche lei dice buongiorno. Ci metto un po’ a riconoscerla, oggi che non è dietro il bancone del Bar Sport, quello nel centro del paese che ieri mi ha letteralmente adottato. Per otto lunghe ore, in attesa che l’Abbazia blindata di Spineto ‘rilasciasse’ i colleghi. “Sei riuscita ad andare a cena, ieri sera?” mi chiede, dopo che alle dieci ero ancora lì ad aspettare. Mi aveva consigliato un posto, avevo seguito il consiglio. Oggi non lavora, mi saluta e va a casa. Io torno al Bar Sport, ormai la mia vita sarteanese ruota intorno a quello.

La signora Brigida è la titolare, oggi c’è lei di turno. Mi chiama amore quando le chiedo se posso istallare (di nuovo) in uno dei suoi tavolini il mio ‘ufficio’ provvisorio. Ordino un succo di frutta. Dopo qualche minuto mi porta dei crostini caldi con prosciutto cotto “e un formaggino sardo che è una poesia“. Ringrazio, continuo a scrivere. Lei mi chiede per quale giornale lavoro e si vede che la mia risposta la soddisfa; non passano trenta secondi che arriva di nuovo, stavolta con un bicchiere di vino rosso: “Questo formaggino sardo con il succo di frutta non si può sentire. Bevi questo e non ti preoccupare, non è il Brunello pesante, è il vino di casa mia”. Come fai a non amare questo posto?

Arriva un signore, mi saluta. Anche lui: “Buongiorno signorina, le si sono asciugate le scarpe?“. Di nuovo ci metto un attimo a capire, poi lo riconosco, è un protagonista del tavolo del tressette della domenica pomeriggio; mi ha visto prendere la ‘bomba d’acqua’ che si è abbattuta sul paese proprio mentre arrivava il Governo, devo avergli fatto tenerezza, zuppa e con le ballerine da estate completamente fradice. Al bar intanto c’è il solito viavai, mentre in tv continuano a scorrere le immagini che arrivano in diretta da Spineto, solo un paio di chilometri da qui. “Spendono tanti soldi, speriamo che almeno ne riportino un po’” è il commento più frequente dei cittadini che si incontrano, camminano, si fermano a chiacchierare agli angoli delle strade.

Poi, davanti al bar, fa la sua comparsa anche la squadra della mobile, questura di Firenze. Anche loro erano in servizio ieri e sono ancora in zona. Ci salutiamo: “Di nuovo qui?”. Prendono in mano il giornale, leggono ad alta voce. Ma senza dare loro tempo di commentare, rientra in scena la signora Brigida: “E’ un bell’articolo quello che ha scritto oggi, mi è piaciuto davvero”.

Ok, è ufficiale, mi hanno adottato.

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