S-passionatamente

La verità è che non riesco ad appassionarmi. So che dovrei – perché, come ebbi a scrivere qualche tempo fa, io “odio gli indifferenti”. Dovrei indignarmi, agitarmi, sdegnarmi. Dovrei offendere e gridare, anche da sola, come faccio spesso davanti al tg. Dovrei scrivere, che poi è l’unica cosa che (un poco) so fare. Doveri prendere una parte. Dovrei scandalizzarmi.

Ma non ci riesco. La fiducia incassata oggi dal Governo Letta al Senato, lo psicodramma del Pdl, al tempo stesso ostaggio e vittima di mister B., i tumulti dei CinqueStelle più adatti allo stadio che al Parlamento – e le rimembranze, per carità, di chi su quegli scranni mangiava fette di mortadella con le mani, non l’ho dimenticato: tutto questo non mi appassiona.

Non mi appassiona la diretta di Enrico Mentana e di tutti gli autorevoli colleghi costretti da ore a seguire una farsa, senza poter dire davvero quello che pensano. Perché se lo potessero dire, ci scommetto, direbbero anche loro “basta”.

Non mi appassiono. Sono stanca. Demotivata, demoralizzata. Sono disillusa. Sono tradita.
E non attingo alla retorica del paese a rotoli con i loro culi imbullonati sulle sedie. Perché ormai è diventata stanca e inutile pure quella.

Da ieri io pago l’Iva al 22%. Significa che prendo un punto percentuale in più ai miei clienti quando emetto fattura e che pago un punto percentuale in più su tutti i miei beni di consumo. L’altro ieri ho pagato il bollo auto (tassa sulla proprietà), la Tares (tassa sui rifiuti), i contributi Inpgi per una pensione che non prenderò mai. Quindici giorni fa ho pagato l’F24 e lo dovrò pagare ancora tra quindici giorni e poi ancora, perché noi poverelli le tasse le rateizziamo che così provano a pesare meno. In compenso, sono fortunata perché il 40% dei mie coetanei non lavora. E su questo non credo che ci sia da aggiungere qualcosa.

A tutto questo penso, mentre sui tg scorrono le immagini della ennesima ‘storica’, ridicola giornata della politica italiana. E di un paese che ha ormai definitivamente abdicato ai propri diritti, limitandosi ad essere marionetta senza anima e senza spina dorsale, a uso e consumo (privato) delle necessità di pochi.

L’antipolitica non mi appartiene. La fuga nemmeno.
Ma, perdonatemi, oggi la mia passione ve la siete giocata.

 

Un uomo di stato è un politico che dona se stesso al servizio della nazione.
Un politico è un uomo di stato che pone la nazione al suo servizio.

Georges Pompidou

Articoli consigliati