Spero di incontrare un giurato internazionale

(ovvero, ecco perché sostengo davvero Siena2019)

Partiamo da un presupposto dato: io da Siena 2019 non prendo e non ho preso un euro. Non ho avuto alcun favore, alcun incarico, non mi è stato regalato/offerto/elargito nulla (esclusi i due viaggi a Roma con pranzo annesso, uno per la consegna del bid book ma, come a me, ad altri 500 senesi, e uno per il convegno al Museo MAXXI). Anzi, a dirla tutta ho pure fatto con loro due colloqui e non mi hanno mai preso, per cui in pieno stile senese, dovrei sparare a zero e sputare fango sulla candidatura, come fanno da noi di solito tutti i ‘trombati’. Quindi mettiamo subito da parte il ritornello del “chissà lei cosa ci guadagna” perché questa volta non attacca e la risposta è: niente.

Inoltre, personalmente, credo che la candidatura abbia fatto diversi errori, peccando in primis in una ricerca di partecipazione cittadina che è sembrata, spesso, più necessità di un consenso acritico e passivo che vera condivisione progettuale e costruttiva. Credo anche che alcuni settori siano stati più deboli di altri, che alcuni professionisti siano stati più validi di altri e che, soprattutto in tema di comunicazione finalizzata alla costruzione di un legame sincero e sentito con la città, alcune scelte potevano essere diverse. Insomma, non sono al soldo e non prendo per buono tutto quello che mi raccontano , un cervello pensante e una capacità di lettura critica, per fortuna, le ho anche io.

Detto e messo in chiaro questo, io nella possibilità che Siena possa diventare capitale europea della cultura 2019 ci credo e ci spero con tutto il cuore. Ho supportato il percorso di candidatura in tutti i modi in cui ho potuto, cercando di raccontarlo per e con il mio lavoro, ma soprattutto nel mio quotidiano. Indossando ogni giorno il braccialetto, portando la maglietta per correre (sì, quelle rare volte, embè ?), parlandone con gli amici, in famiglia, in contrada, a cena, partecipando agli eventi, condividendo i contenuti sui social. E lo farò anche in questo rush finale. Lo farò il 9 ottobre se mi capiterà di essere fermata per strada da un membro della giuria internazionale. Risponderò sinceramente alle sue domande e dirò che sì, certo che so che Siena è candidata e che sì, certo che ho partecipato agli eventi e ho vissuto il percorso in questi mesi. E soprattutto, soprattutto, sì, certo che spero che Siena vinca perché sono consapevole, profondamente consapevole, che diventare capitale europea della cultura è una enorme possibilità di sviluppo delle intelligenze e dell’immaginazione, prima ancora che del tessuto economico.

Non lo dirò perché Sacco o qualcuno della candidatura mi ha indottrinato. Lo dirò perché ci credo e soprattutto perché ci spero. Perché questa città mi piace sempre meno. Perché la crisi che ha attraversato non è stata sufficiente a spazzare via certe logiche e certi meccanismi, perché il senso della vergogna e del ridicolo qui non esistono, perché vedo personaggi squallidi – o addirittura colpevoli – che non dovrebbero proferire parola ricostruirsi una presunta verginità da moralizzatori, mentre gli altri non solo fanno finta di niente rinunciando a zittirli, ma fanno finta anche di crederci. Perché vedo ancora gente che parla fino a un minuto prima, e che un minuto dopo è pronta a giurare il contrario, perché vedo ancora chi sale sul carro senza spingere, vedo ancora il merito piegato alla fedeltà e il doppio gioco che annienta l’onestà intellettuale. E tutto questo non mi piace. Mi fa credere, ogni giorno di più, che il mio tempo in questa città sia finito e che lei non abbia niente da offrirmi. Che sia arrivato davvero il momento di fare quella valigia che per troppi anni ho rimandato.

Ecco. Diventare capitale europea della cultura 2019 sarebbe la vera sfida da cui potrebbe nascere una Siena diversa. Una Siena che guarda fuori anziché ripiegarsi su se stessa, che investe nelle proprie intelligenze anziché nelle appartenenze miopi ma leali, che vuole crescere dentro il mondo anziché chiudere le porte in un eterno medioevo senza futuro. Diventare capitale europea dal cultura 2019 darebbe la possibilità a Siena di diventare un posto migliore in cui vivere. E darebbe a me la possibilità di credere che qui posso vivere bene. Almeno per un altro po’.
Col cavolo che io spero che vinca Matera.

ps – ieri sera, per il Magenta Day, la Piazza del Campo ha prestato la sua meraviglia artistica e storica a una contaminazione di musica elettronica: sarà stato l’effetto delle bolle di sapone e degli alberi illuminati di rosa, ma sembrava davvero di godersi una grande città europea.

ps2 – la critica costruttiva e la sana via polemica sono un valore di democrazia. Le chiacchiere vuote, ‘imboccate’, infondate, non progettuali sono quanto di peggio abbiamo assorbito dalla deriva (in)culturale del nostro Paese.

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3 commenti

  1. Sono d’accordo con tutto quello che dici e apprezzo enormemente la tua onestà intellettuale. Tuttavia credo che , come al solito, si sia data la priorità all’immagine più che ai contenuti. La solita operazione di maquillage. Abbiamo infiocchettato di magenta tutta la città (dentro le mura), abbiamo messo fiori, luci colorate, musica, t-shirt (anche ai bambini), braccialettini e così via. Abbiamo creato una disneyland a uso e consumo dei giudici che venivano a visitare Siena. Abbiamo mostrato la facciata, il salotto buono. Ma ci siamo dimenticati della periferia. Non ho visto in periferia una vetrina che esponesse un adesivo cec2019, non ho visto fiori, non ho visto fiocchi. Sembra che la capitale europea della cultura riguardi solo ciò che è dentro le mura, come se i cittadini che stanno immediatamente fuori le mura non esistessero e non facessero parte di questo meraviglioso progetto dalle magnifiche sorti e progressive. Vedo qui sotto casa mia una scuola abbandonata, con i vetri rotti e le ortiche che ci crescono dentro. Una scuola, che dovrebbe essere emblema principe della cultura, dimenticata da dio e dagli uomini, dimenticata dal comitato Cec2019, ridotta a un rudere, lì niente fiocchi color magenta, niente manifestazioni..forse troppo brutto da mostrare, quindi facciamo finta che non ci sia e che non faccia parte della città. Cartelli stradali piegati dalle intemperie, alcuni ricoperti di licheni, sbiaditi stinti, quasi illeggibili. Ferri rugginosi nelle aree di verde pubblico dove giocano i ns figli. Crepe e buche nell’asfalto. Trovo triste e irrispettoso coinvolgere i bambini in questo progetto facendo loro indossare le t-shirt di propaganda Siena 2019. I bambini li stiamo prendendo in giro, non hanno una scuola, non hanno asili nido. E’ atroce che nella capitale europea della cultura i bambini non abbiano diritto nemmeno all’asilo nido: ci sono liste di attesa lunghissime, graduatorie insormontabile. L’asilo pubblico, come la scuola dovrebbe essere un diritto di tutti. Qui non lo è. E come se non bastasse..anche la beffa: pare che i giudici abbiano giudicato la città troppo carina, troppo bella, troppo infiochettata e lussureggiante e pertanto non meritevole di aiuti da parte della Comunità Europea. Perché non abbiamo mostrato loro la vera Siena? Non la disneyland del centro storico (che va bene per i turisti). Dovevamo mostrare loro la ex scuola Alfieri, dovevamo mostrare loro la rampa per disabili inaccessibile ai disabili agli uffici postali di Savina Petrilli (che per accedervi devi fare una salita o una discesa che uno con la carrozzella non ce la può fare!), dovevamo mostrare la loro la ex scuola Alfieri ridotta a un rudere, e gli uffici della asl abbandonati. Invece come al solito siamo rimasti vittime del narcisismo è si è voluto mostrare solo la facciata, un set cinematografico con le pareti di cartongesso e dietro niente. Ben vengano le centinaia di migliaia di posti di lavoro promessi dal comitato cec2019, ma che siano a tempo indeterminato, e non i soliti contratti a progetto e a chiamata che non risolvono la vita a nessuno, che trasformeranno i giovani virgulti in quarantenni precari che stanno in casa di mamma e papà perché non ce la fanno a pagare l’affitto da soli, né tantomeno a metter su famiglia. Se Siena vince questa competizione temo (non lo spero) che ci mangeranno i soliti noti, e nulla cambierà per il resto della città e per i cittadini di serie B di cui vi siete dimenticati. Almeno i bambini lasciateli stare! Scusa lo sfogo, ma io la vedo così.

    1. Credo che gran parte delle criticità sollevate – scuole, barriere architettoniche, sfaccettature di degrado – siano problemi amministrativi che poco hanno a che fare con la candidatura. Ma che anzi potrebbero avere ripercussioni positive dalle iniezioni di fiducia, e di risorse, che arriverebbero da una vittoria. Per quello che neo visto io, le periferie così come l’intera provincia sono state fortemente coinvolte dal progetto Cec2019 e lo saranno ancora di più se il progetto andrà, come speriamo, in porto. Nessuna operazione di maquillage, anzi. La giuria ha visto solo il centro, è vero, ma perché quello è il programma, non perché qualcuno abbia voluto celare qualcosa. Almeno, questo è il mio pensiero. Per qualcosa di più articolato, bisogna chiedere all’unità di candidatura di cui personalmente non faccio parte.
      La Matta

      1. Credo che aspettare il 2019 per fare certe cose che andrebbero fatte subito sia da matti. Credo anche che la candidatura e tutto ciò che le gira intorno sia strettamente legata all’amministrazione politica di questa città, non credo che le due cose siano disgiunte nel bene e nel male. E insisto col dire che io, che in questa periferia ci abito (ed è la periferia più popolosa di Siena) non ho visto un bel niente che riguardasse la candidatura. Comunque spero che vinca, se non altro per giustificare i soldi spesi.

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