Il Natale, oh mio dio. Luci colorate, musichette che ti invadono da dentro le vetrine, folla scomposta e agitata che formicola nelle strade, dentro e fuori dai negozi, con pacchi e pacchetti, sgomita, scalpita, affannata alla ricerca del regalo giusto. O di una boiata qualsiasi di cui non frega niente né a chi la compra né a chi la riceve ma, tant’è, così funziona, bisogna farsi i regali e gli auguri e i “se non ci rivediamo tanti auguri a tutti“. Ma a tutti chi?
Il Natale, oh mio dio. Rientro da anni – forse da quando ho memoria di me stessa adulta – nella cerchia di snob (così mi hanno detto) che non ama il Natale. Non dico che vieterei agli altri di viverlo – anzi, sì, in realtà ci sono una marea di cose che vieterei, ma sorvoliamo per ora – dico solo che detesto i tentativi di farmi sentire parte della magica atmosfera da renne e folletti. Il Natale più bello che ricordo, l’ho passato con la mia famiglia a New York, dove le luci avevano un senso, faceva un freddo boia, abbiamo preso una pittoresca messa di fronte a Central Park, in cui non abbiamo capito un tubo ma faceva tanto parte dell’idea natalizia americana.
Detto questo, potessi mi metterei a letto e mi sveglierei il 7 di gennaio. Ma non posso. Quindi, siccome io sono stronza tutto l’anno, ma a Natale siamo tutti più buoni, un regalo ve lo faccio anche io.
È qui sotto. Un raccontino scaricabile in PDF. Fino a oggi lo hanno letto quattro persone: la mia famiglia (3) e una ragazzina che lo ha ‘pescato’ a una cena di due anni fa. La regola era “portare un regalo che fosse opera della propria arte o del proprio ingegno” (poi metterlo nella pesca e tornarsene a casa con il regalo portato da qualcun altro e assegnato dalla sorte). E siccome l’unica cosa che so fare meglio delle altre è scrivere, io ho scritto questo. E l’ho portato. Stampato a casa e rilegato con un meraviglioso (argh!) nastro dorato.
Dopo due anni passati nella memoria remota del mio computer, mi sembrava giusto dargli un’altra possibilità. Siamo o non siamo il Paese delle seconde chance…?.
Questo è il mio regalo di Natale.
Con un ps e un paio di regole. Leggetelo, scaricatelo, inviatelo agli amici, fatene ciò che volete (e che è lecito!) ma ricordatevi che la proprietà intellettuale è della sottoscritta (almeno quella!). E siccome i regali servono a poco, se non sono fatti con il cuore, ve lo faccio pagare, a spese mie: per ogni copia di questo racconto che spiccherà il volo, io donerò un euro alla ricerca sul cancro. Per cui lasciate un segno del vostro passaggio, commenti, like, tweet, mail, condivisioni, quello che vi pare. Così vi posso contare. E sganciare la grana.
Fate i buoni! Mica con me.
Come tornare bambini, emozionarsi e sentirsi avvolti e abbracciati da una grande pace interiore. Semplicemente grazie
Grazie a te.